San Leoluca - San Bernardo da Corleone

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San Leoluca


Leone Luca nel suo tempo


Da più di quattro secoli, la Sicilia costituiva l'estremo lembo dell'Impero Romano d'Oriente, con capitale Bisanzio.
Durante questo lungo periodo di tempo, il greco rimase la lingua ufficiale e parlata in Sicilia, mentre venne imposto d'autorità il rito greco-ortodosso nelle funzioni liturgiche, non consentendo più alla Sede Apostolica romana la nomina dei vescovi, che rimaneva prerogativa del Patriarcato di Costantinopoli.
Ma, ormai, forze nuove ed imponenti sconvolgevano molti equilibri politici, territoriali, economici e religiosi nel Bacino del Mediterraneo.
Sotto il segno di Allah e del suo profeta Maometto, le truppe arabe, dopo avere occupato parte dell'Oriente e dell'Africa Settentrionale, nella prima metà del IX secolo, puntarono verso l’Occidente, e la Sicilia era nel mirino della conquista ed il loro prossimo obiettivo.
In questo tempo convulso, nell'anno 815, nasceva a Corleone san Leoluca.
I genitori, Leone e Teoctista, certamente di origini greco bizantine, al battesimo imposero al bambino il nome del padre, Leone, come era tradizione.
Il piccolo Leone, cresciuto in seno ad una famiglia agiata, possedimenti nel nostro territorio, ebbe modo di frequentare scuola e l'ambiente del colto clero di rito greco, da cui ricevette, come in famiglia, una buona formazione religiosa e civile.
Rimasto orfano d'ambo i genitori ancora giovanetto, Leone dovette applicarsi alla gestione del suo patrimonio e alla sorveglianza dei suoi armenti. Ma, nella solitudine dei campi e nella contemplazione della natura, meditando nel silenzio gli Insegnamenti del Vangelo, sentì prepotente nel suo cuore l'invito del Signore: "... vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e seguimi".
Il giovane Leone, ormai ventenne, non oppose alcuna resistenza a quella chiamata. Venduto ogni suo avere e distribuito il ricavato ai poveri ed ai bisognosi, rimasto povero lui stesso, lasciò la sua Corleone, per ritirarsi nel monastero basiliano di san Filippo d'Agira, in territorio di Enna.
Ad Agira, allora, esisteva uno dei più antichi e rinomati cenobi basiliani. 1 frati, provenienti da tutta la Sicilia e dall'Oriente, oltre a condurre una vita di penitenza e di contemplazione, si dedicavano allo studio, alla ricerca e all'assistenza spirituale e materiale delle popolazioni vicine, per cui il monastero era diventato un centro di studi ed un faro di civiltà per il mondo greco bizantino di Sicilia.
Leone non rimase molto tempo nel monastero di Agira, ma, per consiglio del suo Superiore, passò in Calabria, avendo espresso l'intenzione di condurre vita eremitica.
Ma il Signore aveva tracciato altre vie per Il giovane Leone.
Dovendo sciogliere un voto, fatto alla partenza da Corleone, si recò pellegrino a Roma, per visitare la tomba dei santi apostoli Pietro e Paolo e dei Martiri cristiani.
Ritornato in Calabria, per consiglio ispirato di una santa donna eremita, chiese di essere accolto nel monastero di santa Maria di Vena presso Vibona, poi Monteleone Calabro.
In questa comunità, con somma pietà ed umiltà, si dedicò alla preghiera, alla penitenza e al lavoro manuale, raggiungendo le vette della contemplazione e della unione con Dio.
Era ancora novizio, quando il Signore volle manifestare i suoi segni per mezzo del giovane Leone.
Dovendo rifornirsi di legna il convento, Leone si era recato in compagnia di alcuni frati nel bosco vicino. Mentre ognuno preparava la sua fascina, il giovane novizio, pieno di entusiasmo e spirito di carità, fidando nella sua prestanza e robustezza, affastellò tanta legna che, al momento di caricarsela sulle spalle, risultò superiore alle sue forze. Subito divise la legna in due parti, pensando di portarne prima un fascio al convento e poi ritornare a prendere l'altro. Ma, partito dal bosco con il suo carico, i compagni meravigliati videro che l'altro fascio si muoveva da solo sospeso al suo fianco.
Non molto tempo dopo, mentre tagliava erba nell'orto, una vipera velenosa lo morse ad una mano. Subito i frati cercarono di dargli soccorso, ritenendolo in imminente pericolo di morte. Ma, il giovane Leone, ritiratosi in preghiera in un angolo dell'orto, ritornò, poco dopo, in comunità sano e salvo. Anche quella volta, i confratelli ne rimasero ammirati e, da quel giorno, lo considerarono un vero amico di Dio.
Trascorso il tempo del noviz iato, nel vestire l'umile saio di san Basilio, cinti i fianchi con una nodosa corda, Leone assunse il nome di Luca.
Per circa dieci anni, visse nell'umiltà e nell'ubbidienza al seguito del suo vecchio abate Cristoforo, che lo volle compagno nel suo apostolato. Così venne a contatto con molti ambienti della desolata terra di Calabria. In questo pellegrinare ebbe modo di mettere a frutto la sua intelligenza, la sua capacità organizzativa e la sua grande carità verso i poveri, i bisognosi, gli ammalati, gli afflittí. Anche gli animali, indispensabile sostegno materiale per le famiglie contadine, nella malattia e negli incidenti di lavoro furono curati e guariti.
Intanto altri cenobi sorgevano in diverse parti della Calabria, ove accorrevano molti giovani alla ricerca della santità e della perfezione.
L'abate Cristoforo, giunto alle soglie della vita, convocati attorno a sé tutti i monaci del convento, conferito a frate Luca il titolo di Abate, gli affidò la guida della comunità.
Sotto la guida del nuovo e giovane abate, la comunità si accrebbe ancor di più, raggiungendo i frati anche il numero di cento, i quali con la loro carità ed operosità arrecavano grande sostegno morale e materiale alle popolazioni locali e a quanti altri fuggivano dalla Sicilia o da altre terre.
La fama della santità di vita dell'abate Luca e della sua grande carità si diffuse in tutta la Calabria e a lui accorrevano quanti erano nel bisogno dello spirito e del corpo, ottenendo, per mezzo della sua preghiera, dal Signore e dalla Vergine Santissima, grazie e guarigioni.
Aveva toccato già gli ottanta anni di vita monastica ed i cento di età, quando prevedendo "con lume profetico" il giorno della sua morte, fece chiamare attorno a sé tutti i frati. Fatto accostare al suo giaciglio il monaco Teodoro, alla presenza del sacerdote Eutimio, lo nominò suo successore.
Dopo avere passato la notte in preghiera e nel digiuno, il mattino seguente, come se nessun acciacco lo affliggesse, appoggiandosi al suo nodoso bastone, si portò nella chiesa del convento. Qui circondato da tutti i frati, assistette alla santa messa, ricevendo la SS. Eucaristica come viatico. Verso mezzogiorno, fra le lacrime e le preghiere dei confratelli, la sua anima, carica di meriti dinanzi a Dio ed agli uomini, venne accolta nella casa del Padre.
Era il primo di marzo dell'anno 915.
Appena spirato, un inteso profumo di viole si diffuse per ogni angolo del convento ed il suo volto divenne splendido e radioso; lo stesso profumo si sentì per molto tempo ancora attorno alla sua tomba.
Intanto, un giovane frate, da parecchio tempo afflitto da febbre perniciosa, pur barcollando, si accostò al corpo esanime del vecchio abate e, nel baciarne il santo volto, fu istantaneamente guarito: iniziò così la lunga serie di fatti straordinari, avvenuti dopo la morte, per sua intercessione.
Il suo corpo, dopo il sincero compianto dei suoi figli spirituali e di tutto il popolo accorso per venerare le sante spoglie, venne sepolto accanto alla chiesa di santa Maria Maggiore o ad Nives
di Monteleone, nel luogo dove ancora esisteva la cella del convento, in cui ottanta anni prima era stato accolto. Per molto tempo ancora quella tomba divenne meta di devoti e pellegrini. Su quel luogo, oggi, sorge il Duomo di Vibo Valentia, dedicato alla Vergine Santissima e a san Leoluca.
L'abate Luca, in vita era considerato un uomo dalle eccezionali virtù, subito dopo la morte, a gran voce, venne proclamato Santo, prima da tutto il popolo calabro e poi dalla Chiesa Universale.
Per più di due secoli ancora, venne invocato con il nome di Luca ma,_ alla fine del XII secolo, le chiese di Calabria e di Sicilia, al fine di non confondere il nostro Santo con altri santi ed abati basiliani dello stesso nome, vollero unire  il nome di religione Luca con quello di battesimo Leone e così venne chiamato san Leoluca.











 
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